Ogni intervento racconta una storia
A noi piace raccontarvi questa
Tutto inizia con una telefonata dell'architetto Antonio Lazzaretto, che ci preannuncia un lavoro importante, una sfida per la quale ha pensato a noi. Accettiamo, incuriositi e con una leggera trepidazione. Tempo un paio di giorni e siamo nella casa milanese di un famoso gallerista. Lazzaretto ci spiega l'entità del nostro intervento: dare nuova dimensione e inedito significato ad una scultura in acciaio dell'artista di origine indiana Anish Kapoor. Ci mostra la parete che avrebbe accolto l'opera di Kapoor, una superficie verticale sulla quale noi avremmo dovuto realizzare una finitura interamente in stucco a caldo. Semplice? In fondo in trent'anni ne abbiamo realizzate, di pareti in stucco a caldo. Ma questa volta è diverso. E qui sta la sfida, per noi. Riuscire a rispettare l'originalità dell'opera e, al contempo, accentuarne la presenza. Imporla all'attenzione, integrandola nell'ambiente che sarebbe andata a valorizzare. Comincia un confronto a tre: l'architetto ci illustra la sua visione d'insieme della casa, l'identità di ognuno degli spazi, noi visualizziamo una gamma di possibili toni colore, aree contigue alla superficie scultorea che potrebbero darne il massimo risalto.
Decidiamo di non creare punti di contatto sensibili tra l'opera in acciaio e lo stucco a caldo. Che sarà blu notte. Colore difficile, si potrebbe pensare. Invece, tale colore fa sprigionare appieno l'essenza del lavoro scultoreo: forma e dimensioni lo rendono punto focale , e da questo focus si origina l'intera opera realizzata in stucco a caldo.
Scegliamo infine di estendere la stessa tecnica e lo stesso colore anche al soffitto, portando così lo sguardo dell'osservatore ad individuare una forma complessiva, materica e suggestiva, le cui più ampie dimensioni la arricchiscono di stimoli interpretativi.